Descrizione

Anteprime e Recensioni Cinematografiche, tutto quello che c'è da sapere su Festival Internazionali del Cinema e quanto di nuovo succede intorno alla Settima Arte, a cura di Luigi Noera e la gentile collaborazione di Ugo Baistrocchi, Simona Noera e Marina Pavido.



venerdì 27 novembre 2015

CHIAMATEMI FRANCESCO di Daniele Lucchetti, Italia, 98’dal 3 Dicembre in 700 sale ed in anteprima in Vaticano il 1° Dicembre all’Auditorium – Paolo VI – Sala Nervi.


Girato in Argentina e interpretato da due attori argentini (RODRIGO DE LA SERNA 1961-2005 e SERGIO HERNÁNDEZ 2005-2013) in lingua spagnola, per essere fedele al ritratto del Papa che sta rivoluzionando la Chiesa, ma senza cadere nella trappola iconografica.
Anche io sono stato giovane. Sono stato innamorato. Ero ambizioso. Volevo andare dall’altra parte del mondo, pensa. Dal libro omonimo di Giorgio Griffagnini.
"Chiamatemi Francesco” è il racconto del percorso che ha portato Jorge Bergoglio, figlio di una famiglia di immigrati italiani a Buenos Aires, alla guida della Chiesa Cattolica. È un viaggio umano e spirituale durato più di mezzo secolo, sullo sfondo di un paese – l’Argentina – che ha vissuto momenti storici controversi, fino all'elezione al soglio pontificio nel 2013. Negli anni della giovinezza Jorge è un ragazzo come tanti, peronista, con una fidanzata, gli amici, e una professoressa di Chimica, Esther    Ballestrino, cui rimarrà legato  per tutta la  vita. Tutto cambia quando la vocazione lo porterà a entrare, poco più che ventenne, nel rigoroso ordine dei Gesuiti. Durante la terribile dittatura militare di Videla, Bergoglio viene nominato, seppur ancora molto giovane, Padre Provinciale dei Gesuiti per l'Argentina. Questa responsabilità in un momento così tetro metterà alla prova, nel modo più drammatico, la fede e il coraggio del futuro Papa. Jorge nonostante i rischi si impegnerà in prima persona nella difesa dei perseguitati dal regime – ma pagherà un prezzo umanamente altissimo vedendo morire o “scomparire” alcuni tra i suoi più amati compagni di strada. Da questa esperienza Bergoglio uscirà cambiato e pronto a vivere il suo impegno futuro nella costante difesa degli ultimi e degli emarginati. Divenuto Arcivescovo di Buenos Aires continuerà la sua opera di aiuto agli abitanti delle periferie, difendendoli dalle sopraffazioni del potere e promuovendone la crescita 
individuale e collettiva. Il racconto si conclude con l’indimenticabile serata in cui, in una piazza San Pietro stracolma di folla, Jorge Bergoglio vestito di bianco e con una croce di ferro, saluterà il mondo con il nome di Francesco, con la schietta semplicità e l’umanità profonda con cui tutti siamo abituati a conoscerlo.

Il regista Daniele Lucchetti spiega: “Chiamatemi Francesco” è un film inchiesta. Un’inchiesta iniziata quasi due anni fa a Buenos Aires, dove con Pietro Valsecchi prima, e con Martin Salinas poi, ci siamo messi sulle tracce di Bergoglio. Il primo incontro è un aneddoto che vale la pena raccontare. Avevamo fatto sapere in giro che avremmo voluto incontrare persone che l'avevano conosciuto bene. Il primo a presentarsi fu un vecchietto scattante: si diceva uno dei suoi migliori amici. Mi porse una foto sbiadita. Una classe di bambini di sei anni. Confusi tra decine di ragazzini, mi fece vedere lui stesso, e dall'altro capo della foto Jorge, il suo caro amico.
"Abbiamo passato assieme tutta la prima elementare"
"E poi?"
"Poi basta"
"Come basta? Tutto qui?"
"Si vedeva già che era un bambino speciale, che sarebbe diventato un santo" E si era sistemato sulla poltrona, sorridente, pronto a passare alcune ore nell'approfondimento di questo breve ricordo, probabilmente falso. Così ho capito abbastanza rapidamente che il rischio santino era dietro l'angolo. Il personaggio che smuove i cuori di cattolici e laici era già stato incasellato in un reticolo di luoghi comuni. Per capire cosa raccontare, per mantenere una relazione onesta con il personaggio, senza esaltarlo ne' ridurlo, ho dovuto scavare molto. Finché sono arrivate le prime illuminazioni. "Jorge era un uomo preoccupato". "Jorge ha sorriso per la prima volta quando lo abbiamo visto diventare Papa". Tutti indizi che andavano in un'unica direzione. Bergoglio è così oggi perché è stato in altro modo nel passato. Ha avuto la fortuna di vivere una vita lunga che gli ha permesso di imparare, crescere, evolvere. Una fortuna per lui, ma anche per un narratore che si era messo sulle sue tracce 
per cercare di capire come mai quest'uomo oggi trasmette queste emozioni e perché sembra non aver paura di nulla. Non ha paura, perché è passato attraverso molti inferni e qualche purgatorio. Questo non è un film religioso. È un film che racconta un personaggio che crede. E nel raccontarlo sono stato dalla sua parte, ammirando e invidiando ogni sua scelta, cercando di mettere assieme gli indizi, scrutando il suo volto durante omelie e interviste di "prima" della sua elezione, e infine cercando di rispettare una verità - sia pure ipotetica - ma soprattutto le leggi del raccontare, che impone il tentare di essere comunicativi senza barare. Un cenno agli attori argentini, cileni e spagnoli che mi hanno seguito in questa avventura: ho avuto un cast straordinario, che ha saputo sostenere la storia dando credibilità e umanità ai personaggi realmente esistiti e a quelli che ho reinventato mettendo assieme più persone in un volto solo. Fare questo film è stato un campo di battaglia nel quale ho imparato molto, conosciuto da vicino persone incredibili. L'Argentina, dove le ferite sono ancora fresche ma dove circola una incredibile energia, dove i problemi economici ogni giorno liberano energie per noi totalmente nuove. Non è un caso che il rinnovamento della chiesa potrebbe venire dall'America Latina. Per me è stato un onore scavare nelle radici di una persona che catalizza su di se l'energia di un intero continente e dei suoi movimenti politici, religiosi, culturali. Ha avuto la fortuna di vivere una vita che somiglia ad una narrazione. Non tutti abbiamo questo onore nelle nostre vite.

Aggiunge il Produttore Pietro Valsecchi: L'idea di fare un film su Papa Francesco mi è venuta dopo poco tempo dalla sua elezione, perché mi ha colpito fin dalle sue prime uscite la straordinaria statura morale e la forza rivoluzionaria del suo apostolato. Ho iniziato allora a documentarmi, ho letto libri, interviste, e in un primo momento mi sono focalizzato sul libro di 
Evangelina Himitian "Francesco il Papa della gente". Poi approfondendo di più la sua biografia ho trovato che c'era molto altro non trattato in questo libro e ho quindi deciso di distaccarmene. A quel punto nel progetto avevo coinvolto Daniele Luchetti e con lui siamo stati in Argentina all'inizio del 2014 per incontrare amici di gioventù di Bergoglio, sacerdoti che hanno lavorato fianco a fianco con lui, per farci raccontare chi era questo uomo che è "venuto dalla fine del mondo" (come ha detto la sera della sua elezione) per rivoluzionare la Chiesa. Dalla viva voce di chi ha conosciuto Bergoglio abbiamo scoperto poco a poco una figura di uomo che ha saputo mettersi al servizio degli ultimi, degli emarginati, dei poveri. E lo ha fatto rimanendo umile ma nello stesso tempo combattendo con estrema energia contro le ingiustizie e le prevaricazioni. Per raccontare la vita di questo uomo che tanto sta facendo per riportare la Chiesa vicino alla gente, abbiamo scelto la strada che ho sempre seguito in tutta la mia carriera nel cinema: il realismo e insieme l'emozione. Per essere più realistici e raccontare la verità, la vita di un argentino, abbiamo quindi deciso di girare il film in gran parte in Argentina, con attori argentini, in lingua spagnola e siamo molto soddisfatti perché il film che abbiamo in mano è ricco di verità, e dalla verità si sprigiona un'emozione incredibile. Ci sono sequenze come quelle relative alla dittatura dei generali o alla missione pastorale di Bergoglio tra i poveri delle favelas che colpiscono dritti al cuore, grazie anche all'interpretazione di attori straordinari. E’ un film che racconta una vita spesso difficile, piena di momenti drammatici, un film che non è un "santino" edulcorato ma il tentativo di farci scoprire le radici e il percorso di una personalità che fino a due anni fa la maggior parte di noi non conosceva. E rivedendo ora tutta la sua vita, le sofferenze, le amicizie, i momenti bui, si comprende meglio da dove arrivano la forza e l'energia di quest'uomo che sta già facendo la storia. La lavorazione del film è stata molto lunga e complessa: nella fase di scrittura del copione è stato difficile scegliere in più di 70 anni di vita i momenti più intensi e significativi, che riuscissero a spiegare l'uomo e il pastore. Il set è stato lungo e impegnativo, dovendo ricostruire tante epoche diverse, e per questo motivo abbiamo dovuto utilizzare due attori per interpretare Bergoglio, prima da giovane fino alla maturità, e poi negli ultimi anni. Io avevo già prodotto in passato due film dedicati a Papa Wojtyla, oltre ad altre miniserie televisive dedicate a personaggi della storia e della cronaca (Paolo Borsellino, Maria Montessori, Giorgio Ambrosoli):ad unirli è il fatto che rappresentano persone che nel compiere il loro dovere quotidianamente hanno insegnato agli altri il coraggio e la forza di credere fino in fondo ai loro ideali.

mercoledì 25 novembre 2015

ASIATICA – Incontri con il Cinema Asiatico (DAYS 1, 2 & 3)

Prosegue, dopo la pausa di chiusura settimanale del MAXXI, la XVI edizione di Asiatica curata da Italo Spinelli. Nel fine settimana sono state molte le curiosità e le inedite pellicole proposte dall’Oriente.
Interessante il film doc cinese Dejide su una famiglia di pastori mongoli e il loro rapporto con gli animali da cui traggono sostentamento. I paesaggi mozzafiato del Nord Est della Mongolia innevato dove anche i Suv hanno bisogno dell’apripista per potere raggiungere tutte le comunità. Il contrasto tra il carro trainato dal bue per trasportare i blocchi di ghiaccio e i moderni Suv è immediato. Documentario intimista che si svolge

all’interno del rifugio della famiglia di pastori fatto con le pelli delle pecore e con una grande stufa al centro per sopravvivere alle rigidissime temperature esterne. Al tema affrontato della modernità che avanza e distrugge le tradizioni ultracentenarie della famiglia della giovane Dejide sfugge però, o quantomeno è sfumato nello sfondo, quello drammatico della distruzione del territorio a causa dello sfruttamento delle miniere di carbone del sottosuolo. Forse perché abbiamo visto e abbiamo fatto i dovuti raffronti con il più potente doc Beixi moshuo (Behemoth) di Zhao Liang. Questo doc passato a Venezia e a buon ragione amato dal pubblico della Mostra. Al regista Zhao Liang è andato il premio collaterale SIGNIS per la sua capacità di illuminare in maniera poetica le conseguenze dell'industrializzazione forzata che danneggiano in maniere irreparabile la vita umana, soprattutto dei poveri.

Particolarissimo l’altro doc incentrato sulla vita di una sciamana che in Corea viene chiamata Manshin e del rapporto del popolo Coreano, o di almeno una parte, con la millenaria tradizione e credenza intrisa di superstizione. La proiezione è stata preceduta dal vivo dalla performance dei balli tradizionali coreani Pansori, letteralmente dei cantastorie, accompagnati dagli strumenti tipici coreani a corda, a fiato e a percussione.
Invece è commovente il doc coreano My Love, don’t cross the River. Storia intima di una coppia di ultraottuagenari sul finire della o vita e i ricordi di ben oltre mezzo secolo vissuti insieme. La delicatezza del linguaggio usato ricorda la scuola giapponese.
I paesaggi mozzafiato nel doc della regista pakistana Iara Lee ci porta sulla seconda cima più alta del mondo con il doc K2 and the Invisible Footmen che pacificano l’anima dello spettatore. Contrariamente al colossal Everest e al suo cast stellare questo breve documentario ci mostra i sacrifici quotidiani dei facchini e scalatori indigeni che scelgono di tornare sul K2 nonostante le tragedie avvenute lì in passato. Ribaltando la percezione dell’immaginario collettivo di un Pakistan terra di violenza e conflitti costruito di mass media, sui scoprono le tradizioni nazionali del Pakistan.
Infine il toccante doc Sigh del turco Metin Kaya girato nel 2015 nelle miniere ove lavorano come minatori dei bambini nonostante la loro età. Il film è stato selezionato nella sezione documentari del Festival del film di Istanbul 2015 alla sua 34ma edizione che come è noto è stata sospesa dagli organizzatori stessi per protesta alle censure governative.
Quanto ai lungometraggi in concorso ancora una volta la cinematografia Iraniana primeggia con un film psicotico Oblivion Season incentrato sul rapporto di una coppia , ma anche delle contraddizioni del mondo iraniano nei confronti delle donne. Il film però ci riserva un colpo di scena finale dal sapore amaro. Di tutt’altro tenore è il film Fig Fruit and The Wasps del pittore e regista indiano Prakash Babu che tiene in sospeso per 90’ lo spettatore in una realtà indiana contadina senza però giungere ad una meta. Vengono proposte alcune problematiche  della società indiana, con ritmo ossessivo e ripetitivo ritornando al termine del film al suo punto di partenza. Stupisce il film Down the River dell’azerbaigiano Asif Rustamov che improvvisamente pone il protagonista Ali, allenatore di una squadra di canottaggio di cui fa parte anche il figlio Ruslan, davanti ad un tragico evento. Ali si trova ad affrontare emozioni che non sa come gestire.
Fuori concorso One Million Steps della cineasta turca Eva Stotz sul movimento di protesta di Piazza Gezi a ritmo del ballo di tip tap della protagonista che assiste agli scontri violenti con la polizia.Assistiamo  come il potere tiri fuori di se il peggio.
Come è ormai tradizione dell’Asiatica anche quest’anno la sezione Jumping Frames, ovvero corti sull’arte figurativa della danza, riserva delle piacevoli sorprese. Il balletto di Hong Kong Ode on Korean Urn del 2011  ammalia lo spettatore con l’alternanza del ritmo serrato dei tamburi al melodioso coro di voci bianche sullo sfondo del balletto di giovanette in candide vesti in una distesa di urne. Altrettanto intenso Eternal Sunshine con inquadrature intimistiche all’interno di una cella ove si dibatte il corpo di un prigioniero. Di stile netto minimalista Body Watch del cinese Ziv Chun che insieme alla coreagrafa Frankie Ho ha realizzato e filmato un balletto sui rapporti tra uomo e donna in un susseguirsi di contrappunti e fraintendimenti. Sempre dalla collaborazione, questa volta belga, del regista Pierre Larauza e la coreografa Emmanuelle Vincent viene fuori una metafora metropolitana di tubi che scoppiano, piastrelle che collassano, bulldozer che ruggiscono e grattacieli che svettano ed emerge la forza della civiltà e dello sviluppo nel corto Welcome.
Ieri al terzo giorno del Festival in programma due pellicole di cui non perdere le repliche. L’attesissimo film israeliano in bianco e nero TIKKUN di Avishai Sivan sull’ortodossia portata alle sue estreme conseguenze. Il film si è imposto a Locarno dove ha ricevuto il Premio Speciale della Giuria. Ma anche dallo Sri Lanka lo sconvolgente doc di Prasanna Vithanage Silence in the Courts, sulla condizione di inferiorità delle donne nel Paese dove è radicata questa disparità di genere purtroppo anche a livello istituzionale.
Con queste premesse il Festival ASIATICA risulta ancora una volta vivo e portavoce di film esteticamente innovativi e di contenuti forti per far scoprire a noi occidentali cosa succede ad Oriente.
 





martedì 24 novembre 2015

Il LUX PRIZE 2015 va al film MUSTANG

Verdetto quasi scontato sul film vincitore il quale proviene dalla Turchia che fino a poco tempo fa era ad un passo dall'ingresso tra i 28 Paesi degli Stati Uniti d'Europa. L’Europa, quindi manda un segnale forte al governo turco di Ergodan sulle politiche messe in atto circa le libertà di una Nazione che si trova al crocevia tra due culture che si fronteggiano. Tuttavia anche gli altri due film in lizza avevano le carte in regola per aspirare al premio. Soprattutto Mediterranea, altra opera prima, che parla dell’attualissimo argomento delle migrazioni verso l’Europa di centinaia di migliaia di esseri umani a causa delle guerre. Però come ogni giuria il verdetto può piacere o no.
Il film del regista Deniz Gamze Ergüven, uno delle rivelazioni dell’anno, aggiunge un altro premio ai già numerosi riconoscimenti ottenuti. La coproduzione Francese, Turca e Tedesca è stata premiata dal Parlamento Europeo con il LUX Prize 2015 in competizione con gli altri due finalisti, Mediterranea di Jonas
Carpignano e Urok (The Lesson) di Kristina Grozeva e Petar Valchanov. Quest’ultimo con un linguaggio cinematografico originale parla dell’importanza dell’istruzione per il vivere civile nella società attraverso una metafora contro il dio denaro.

L’eco che il film Munstang riceve grazie a questo premio porta piuttosto ad interrogarsi sul tema del film
stesso, e quindi vi ringrazio molto. Così ha commentato il regista Ergüven alla notizia della premiazione. E’ la storia di cinque giovani donne che sono determinate e che vogliono sfuggire ad una società patriarcale ed ipocrita. Così ha commentato il Presidente del Parlamento Europeo Martin Schulz annunciando il film vincitore e aggiungendo. La sensibilità per le diversità che il premio aiuta a evidenziare è di grande importanza; noi dobbiamo essere pronti a difendere cosa noi facciamo e chi siamo, che è un qualcosa da difendere dalla distruzione dei giovani celata dietro le loro false ideologie, riferendosi all’attuale ondata di terrore che attraversa l’Europa.

Mustang è la vera rivelazione della Quinzaine des Réalisateurs 2015 al Festival di Cannes, ma anche una nomination agli EFA 2015 ed è  candidato agli Oscar come miglior film straniero per la Francia. Mustang ci mostra cinque sorelle orfane di entrambi i genitori che vivono nel Nord della Turchia e di come la loro casa natale progressivamente si trasformi per loro in una prigione a causa dell’intransigenza religiosa (ndr: in realtà pseudoreligiosa) a danno delle donne.
Il premio , assegnato sulla base del voto espresso dai membri del Parlamento Europeo, intende celebrare le diversità e gli argomenti di rilevanza sociale del cinema europeo. Il film è stato scelto tra la terna dei finalisti come il miglior a mettere in evidenza queste caratteristiche. Fino a gennaio 2016 i tre finalisti verranno proiettati durante le LUX Film Days nelle sale dei Paesi Membri e sottoposti al voto del pubblico in sala. Al più votato verrà quindi assegnato il LUX Prize Public Mention.
Alla cerimonia di premiazione, svoltasi davanti alla sessione plenaria di Starsburgo sono seguiti un seminario per la Stampa e una serie di conferenze tra le quali spicca quella sull’educazione alla cultura cinematografica ovvero il bisogno di arrivare alla fondazione di un linguaggio comune attraverso il cinema Europeo. Altra interessante conferenza riguarda appunto il Lux Prize: i film su argomenti di attualità quali strumenti di insegnamento di una cultura alla democrazia. Numerose le presenze del mondo della Cultura e della Politica tra i quali Costa Gravas, Silvia Costa e i tre registi dei film finalisti.

venerdì 20 novembre 2015

IL MEDFILM FESTIVAL gemellato con il Carthage Film Festival - Journées Cinématographiques de Carthage.

Il Carthage Film Festival ed il suo direttore Ibrahim Letaief in occasione della 26ma edizione presentano le ITALIAN CINEMA DAYS IN TUNIS – OMAGGIO ALL’ITALIA.
L'Istituto Italiano di Cultura di Tunisi parteciperà al Festival del Cinema di Cartagine (21-28 Novembre 2015), presentando al pubblico tunisino, ancora una volta in collaborazione con Medfilm Festival e la sua direttrice Ginella Vocca, una vasta selezione di recentissimi film premiati ed inediti in Tunisia provenienti da diversi festival internazionali, alla presenza di importanti personalità del mondo del cinema e della cultura. 

La selezione (complessivamente 15 opere) di lungometraggi, cortometraggi e documentari illustra, in modo esemplare, le diverse sfaccettature dell’Italia attraverso una profonda esplorazione della sua realtà attuale. Si tratta di importanti e innovative opere di registi coraggiosi, sia con una consolidata carriera sia della nuova generazione, che sono in grado di narrare il nostro presente attraverso l'esplorazione stilistica e il desiderio di sperimentazione.

E’ essenziale in questo momento di grande tensione socio culturale che si gettino ponti tra il mondo occidentale e il mondo islamico. Quindi è da plaudire manifestazioni come questa che aiutano sia il made in Italy, ma anche e soprattutto aiutano la comprensione tra i popoli. Alla vetrina italiana a Tunisi si è aggiunta per il primo anno la Berlinale Spotlight in Tunis,  selezione tra i  titoli passati alle più recenti edizioni della Berlinale che è una sorta di “Giro del Mondo” con le sue 400 pellicole dell’ultima edizione.
Ma ecco i titoli delle opere italiane che verranno proiettate:


Lungometraggi:
ANIME NERE di Francesco Munzi
L’ATTESA di Piero Messina
LEOPARDI, IL GIOVANE FAVOLOSO di Mario Martone
MAGNA GRAECIA EUROPA IMPARI di Lanita Lamanna ed Erwan Kerzanet (doc)
MARAVIGLIOSO BOCCACCIO di Paolo e Vittorio Taviani
MIA MADRE di Nanni Moretti
NAPOLISLAM di Ernesto Pagano (doc)
NOI E LA GIULIA di Edoardo Leo
SANGUE DEL MIO SANGUE di Marco Bellocchio
SUL VULCANO di Gianfranco Pannone (doc)
YOUTH di Paolo Sorrentino
Cortometraggi:
A CIAMBRA di Jonas Carpignano
L’ATTESA DEL MAGGIO di Simone Massi
SASSIWOOD di Paolo e Vittorio Taviani
VARICELLA di Fulvio Risuleo
Per maggiori info:    http://www.jcctunisie.org/

mercoledì 18 novembre 2015

ASIATICA FILM MEDIALE XVI edizione Roma, 20- 28 novembre 2015 MAXXI - Il Programma


Ospitata al Maxxi - Museo nazionale delle arti del XXI secolo di Roma, dal 20 al 28 novembre, la sedicesima edizione di Asiatica, diretta da Italo Spinelli, include lungometraggi, documentari e cortometraggi provenienti da Indonesia, Filippine, Cina, Taiwan, India, Pakistan, Sri Lanka, Azerbaijan, Iran, Turchia, Libano e Israele.
Questa edizione di Asiatica, che il prossimo anno si svolgerà anche a Berlino, ha una peculiarità rilevante: in assenza totale di contributi pubblici è realizzata interamente con donazioni dal suo pubblico e dai suoi sostenitori: un segno di solidarietà e di partecipazione che conferma il valore di Asiatica.
Lungometraggi che hanno come tema il rapporto tra padre e figli e i loro diversi atteggiamenti verso la vita, come in “Down the river”, del regista azero Asif Rustamov, già ospite di Asiatica, e “Tikkun”, del regista israeliano Avishai
Sivan, sulla difficoltà di vivere l’ortodossia. Ricerca di una identità culturale e tentativo di creare una nuova identità sono alla base di due film con protagoniste femminili, “Oblivion season”, del regista Abbas Rafei, dall’Iran e “ Fig fruit and the  wasps” 




del regista-pittore indiano   Prakash Babu. Mentre il documentario “Silence in the courts” dallo Sri Lanka, di Prasanna Vithanage, narra la storia di due donne che ricorrono alla giustizia contro i loro rispettivi mariti ma ottengono tutt’altro che giustizia.

Altri documentari includono “Dejide”, del regista cinese Zuo Gehe, girato tra le nevi della Mongolia cinese. Il talentuoso direttore della fotografia, Wu Haitao, sarà ospite del festival. Dalla Turchia provengono due recentissime opere di giovani documentaristi, entrambi ospiti del festival, “Sigh”, di Metin Kaya, sulla vita dei minatori fuorilegge e “One Million Steps” di Eva Stotz, storia di una danzatrice di strada a Istanbul che si unisce ai dimostranti di Gezi Park. La danza è presente anche con una selezione dei migliori nuovi cortometraggi, presentati da ospiti provenienti dall’International Dance Video Festival “Jumping Frame”di Hong Kong, con cui Asiatica collabora da anni. Infine il magistrale documentario “The Walkers”, di Singing Chen, che esplora il rapporto intimo e vitale tra la famosa coreografa taiwanese Lin Lee-Chen e la sua compagnia di danza contemporanea.
Il Focus di questa edizione è dedicato alla Corea del Sud, un Paese che con i suoi 50 milioni di abitanti è tra le nazioni più densamente popolate nel mondo. La sua capitale, Seul, con venti milioni di persone è una delle città più abitate sul nostro pianeta. Dai registi coreani più noti, come Park Chan Wook, Bang Joon-ho e Lee Chang-dong, al giovane Jang Kun-jae, regista di “A midsummer fantasia”, divertente descrizione del tentativo di un regista di raccontare le vicende di una piccola località del Giappone. Kim Sae-byuk, la protagonista femminile, sarà ospite della rassegna.
Ospite di Asiatica anche la regista di “Cart”, Boo Ji Young, una storia di donne impiegate in un supermercato che si uniscono in uno sciopero e scoprono insieme alle loro famiglie la propria forza. E il suntuoso documentario “My love don’t cross the river”, di Jin Mo-young, che ha seguito per oltre un anno un’anziana coppia, sposata da 76 anni, in un piccolo paese di montagna. Di Park Chan-Kyong “Manshin”, la fantastica storia della sciamana coreana Kim Geum-Hwa. Sulla Corea del Sud ci sarà nel corso della manifestazione un incontro geo-politico con la partecipazioni di Romeo Orlando, economista ed esperto di questioni asiatiche. Tra i cortometraggi il folgorante “Butter Lamp”, dell’artista cinese Hu Wei, ritratti di nomadi tibetani, di fronte a sfondi che da esotici diventano culturali e politici. A Hu Wei la regista francese Sandra Dolani ha dedicato un corto nel periodo da lui trascorso a Roma. Dal Libano “Waves 98”, di Ely Dagher, un percorso di solitudine di un giovane disilluso tra le macerie di Beirut.
PROGRAMMA
Venerdi 20
MAXXI auditorium
19,00 Spettacolo Tradizionale Coreano Pansori
20:00 Manshin di Park Chan-kyong, 2015, Corea del Sud, 104’
Sarà presente la protagonista Ryoo Hyoun-Kyoung
22:00 jumping frames ODE ON A KOREAN URN, 2011, Honk Kong, 10’
a seguire Oblivion Season di Abbas Rafei, 2014, Iran, 93’
Sabato 21
MAXXI auditorium
11:30 Oblivion Season (R) di Abbas Rafei, 2014, Iran, 93’
15:30 focus corea Peppermint Candy di Lee Chang-Dong, 2000, Corea del Sud, 129’
18:00 jumping frames ETERNAL SUNSHINE, 2012, Honk Kong, 6’
a seguire One Million Steps di Eva Stotz, 2015, Turchia, 21’ Sarà presente la regista
18:30 Dejide di Zuo Gehe, Zuo Gehe, 2014, Cina, 99’
Sarà presente il direttore della fotografia Wu Haitao
20:30 Fig Fruit and the Wasps di M S Prakash Babu, 2014, India, 90’
22:15 My Love, don ’t cross that River di Jin Mo-Joung, 2014, Corea del Sud, 85’
MAXXI B.A.S.E.
16:30 Manshin di Park Chan-kyong,2015, Corea del Sud, 104’
Domenica 22
MAXXI auditorium
11:30 Fig Fruit and the Wasps (R) di M S Prakash Babu, 2014, India, 90’
15:30 focus corea Thirst di Park Chan-wook, 2009, Corea del Sud, 133’
18:00 Sigh di Metin Kaya, 2015, Turchia, 47’ Sarà presente il regista
19:30 K2 and The Invisible Footmen di Iara Lee, 2015, Pakistan/USA, 55’
Sarà presente la regista
20:45 jumping frames WELCOME, 2014, Honk Kong, 14’ a seguire
Down The River di Asif Rustamov, 2014, Azerbaigian, 90’,
MAXXI B.A.S.E.
16:30 One Million Steps (R) di Eva Stotz, 2015, Turchia, 21’
17:00 Dejide (R) di Zuo Gehe,2014, Cina, 99’ a seguire Incontro con gli autori
20:30 My Love , don ’t cross that River (R) di Jin Mo-young, 2014, Corea del Sud, 85’
Martedi 24
MAXXI auditorium
15:00 Down the River (R) di Asif Rustamov, 2014, Azerbaigian, 90’
16:30 Silence in Courts di Prasanna Vithanage, 2015, Sri Lanka, 57’
18:00 focus corea Memories of murder di Bong Joon-ho, 2003, Corea, 132’
20:45 jumping frames Martiality Not Fighting, 2012, Honk Kong, 15’
a seguire Tikkun di Avishai Sivan, 2015, Israele, 120’
MAXXI B.A.S.E.
18:30 K2 and the Invisible Footman (R) di Iara Lee, 2015, Pakistan/USA, 55’
19:30 Sigh (R) di Metin Kaya, 2015, Turchia, 47’
a seguire Incontro con gli autori
Mercoledi 25
MAXXI auditorium
11:30 Tikkun (R) di Avishai Sivan, 2015, Israele, 120’
16:00 Life in Metaphors di O.P. Srivastava,2015, India, 84’
17:30 jumping frames Rite of city, 2015, Hong Kong, 15’
17:45 Love will change the Earth di Reyan Tuvi, 2014, Turchia, 107
19:45 Butter Lamp di Hu Wei2013, Francia, 15’
20:00 The Background di Sandra Dolani, 2015, IT/Francia, 11’
20:30 Waves ’98 di Ely Dagher, 2015, Libano, 15’
21:00 Cart di Boo Ji-young, 2014, Corea del Sud, 110’
Sarà presente la regista
MAXXI B.A.S.E.
18:30 Silence in the courts (R) di Prasanna Vithanage, 2015, Sri Lanka, 57’
20:00 proiezione speciale Le Vent des Amoreux (Doc) di Albert Lamorisse, 1978, Iran, 65’
Giovedi 26
MAXXI auditorium
11:30 Cart (R) di Boo Ji-young, 2014, Corea del Sud, 110’
16:00 A Question for my Father di Yatna Pelangi e Mayk Wongkar, 2015, Indonesia, 40’
17:00 The Walkers di Singing Chen, 2015, Taiwan, 123’
20:00 jumping frames Body Watch, 2015, Honk Kong, 15’
Saranno presenti i registi
20:30 Taklub di Brillante Mendoza, 2015, Filippine, 97’
Sarà presente il regista
MAXXI B.A.S.E.
18:30 Incontro con Gino Battaglia “L’altro fondamentalismo. India, nazionalismo, identità
19:30 Love will change the Earth (R) di Reyan Tuvi,2014, Turchia, 107’
Venerdi 27
MAXXI auditorium
11:30 Taklub (R) di Brillante Mendoza, 2015, Filippine, 97’
20:45 Agla di Esmaeel Monsef, 2013, Iran, 15’
21:00 A Midsummer ’s Fantasia di Jang Kun-jae, 2015, Corea, 96’
Sarà presente la protagonista
MAXXI B.A.S.E.
16:30 jumping frames Workshop : introduzione alla video danza con Frankie Ho, Ziv Chiun, Raymond Wong. Honk Kong, 120’
18:30 Incontro con Romeo Orlandi “Geopolitica della Corea del Sud
20:00 Waves ’98 (R) di Ely Dagher, 2015, Libano, 15’
20:30 A Question for my Father (R) di Yatna Pelangi e Mayk Wongkar, 2015, Indonesia, 40’
Sabato 28
MAXXI auditorium
11:30 A Midsummer ’s Fantasia (R) di Jang Kun-jae, 2015, Corea del Sud, 96’
15:30 – 17:00 Closing
MAXXI B.A.S.E.
11:30The Walkers (R) di Singing Chen, 2015, Taiwan, 123’
15:00 Agla (R) di Smaeel Monsef 2013, Iran, 15

martedì 17 novembre 2015

Pitigliani Kolno’a Festival - X edizione con tante novità

Al via il festival dedicato alla cinematografia israeliana e di argomento ebraico, con lungometraggi e doc in anteprima, una sezione celebrativa con il 'best of' delle dieci edizioni e incontri con i registi e produttori.
Il Pitigliani Kolno’a Festival - Ebraismo e Israele nel cinema, giunto alla decima edizione, a Roma alla Casa del Cinema e Centro Ebraico Italiano il Pitigliani dal 21 al 26 novembre 2015, dedicato alla cinematografia israeliana e di argomento ebraico e diretto da Ariela Piattelli e Dan Muggia. Invariato il format del festival, prodotto dal Centro Ebraico Italiano il Pitigliani, con la novità della sezione Ombre Indelebili, dedicata alle opere sulle seconde e terze generazioni di ebrei dopo la Shoah e di una mini-rassegna che celebra i 10 anni del festival.
Il film di apertura del festival è la commedia Zero Motivation, opera prima di Talya Lavie, che racconta la vita noiosa di un gruppo di giovani soldatesse dell’esercito  israeliano. Il film ha riscosso enorme successo in Israele, e ha vinto l’Israeli Film Academy 2014, il premio come Migliore Regista e Migliore Attrice (Dana Ivgy) all’ Odessa International Film Festival 2014 e il Grand Prix al Tribeca Film Festival 2014.
Altro ospite del festival il regista Nadav Lapid che presenta il suo secondo lungometraggio, The kindergarten teacher, storia di una maestra d’asilo che scopre tra i suoi allievi un bambino poeta. La missione salvifica nei confronti dello scolaro si trasforma la maestra in una “donna Quixote” che tenta di salvare il mondo con la poesia, e scuote un bambino pensieroso che non ha mai chiesto di essere salvato. Il film è vincitore del premio della critica al Jerusalem Film Festival 2014, del premio come Miglior Film al Seville  European Film Festival 2014 e del Gran Premio al Concorso Internazionale Nuovi Talenti del Taipei Film Festival 2015. Viene proposto anche il Doc Hotline, di Silvina Landsmann che affronta il tema della migrazione e che ha vinto il premio miglior doc al Jerusalem Film Festival 2015. Altro film di spicco della sezione è The Farewell Party di Sharon Maymon e Tal Granit, che affronta con leggerezza il tema dell’eutanasia. Il 75enne Yehezkel, ospite in una casa di riposo, decide di aiutare il suo migliore amico malato terminale a morire in pace Il piano viene realizzato con successo con l’aiuto della moglie dell'amico, di un esperto veterinario e di un ex poliziotto, tanto che la voce si sparge e cominciano ad arrivare altre richieste di simili. Altro argomento interessante è quello di Kicking Out Shoshana, di Shay Kanot,
 commedia brillante, che affronta con  coraggio e ironia il pregiudizio omofobo così diffuso nel mondo del calcio. Il film è interpretato dall'attore Oshri Cohen, volto noto del pubblico delle passate edizioni del PKF.

La sezione Percorsi Ebraici presenta, tra gli altri, Sacred Sperm, doc del regista ed ebreo ortodosso Ori Gruder, ospite del festival a Roma il quale, partendo dal tema controverso sul divieto nella religione ebraica di disperdere il seme, entra nei meandri della comunità ebraica chassidica di Israele, intervistando esperti, amici e rabbini. Viene presentato anche il film Pecore in erba dell'italiano Alberto Caviglia.  Si parlerà anche di spiritualità tra cinema e religione con un panel che vedrà la presenza della direzione del Religion Today Film Festival.
Nella sezione PKF Celebration, in occasione dei 10 anni del festival, viene riproposto il 'best of' di queste edizioni. Tra questi, da segnalare il doc Watermarks, di Yaron Zilberman, che racconta la storia di sette donne della squadra di nuoto del club “HaKoah” di Vienna degli anni Trenta del secolo scorso, le quali con lo scoppio della seconda guerra si sono sparpagliate ai quattro angoli della Terra.
Nella nuova sezione Ombre Indelebili sono ospiti pellicole sull'effetto della Shoah nella seconda e terza generazione di Ebrei. Tra i doc si segnala Numbered, di Uriel Sinai e Dana Doron. Sono circa 400mila le persone tatuate ad Auschwitz; oggi i sopravvissuti sono solo poche migliaia. Protagonista del film diventa il numero stesso e la sua evoluzione come simbolo personale e collettivo dal 1940 ad oggi. Il doc ha ricevuto il premio come Miglior Documentario al Religion Today Film Festival. Altro doc Rinascere in Puglia, di Yael Katzir, che racconta il viaggio in Puglia di tre donne di Tel Aviv alla ricerca delle proprie radici. Quindi,  Farewell, Herr Schwarz, documentario di Yael Reuveny, in cui due famiglie, una in Germania una in Israele, si specchiano e si confrontano, pur  avendo sempre ignorato l’esistenza dell’altra. Il film ha vinto il premio per il Miglior documentario allo Haifa IFF 2013, il premio per il Migliore Film Tedesco al Berlin Jewish Film Festival 2014, il premio al Miglior Regista esordiente al Toronto Jewish Film Festival 2014. Spazio anche all'Italia con il doc I figli della Shoah, di Beppe
Tufarulo e scritto da Israel Moscati “figlio della Shoah”, protagonista stesso del film, che decide di partire per un viaggio alla ricerca di altri figli e nipoti di sopravvissuti per condividere con loro la propria, personale sofferenza. Il festival si chiuderà il 26 novembre al Centro Ebraico Italiano il Pitigliani con la proiezione di due corti dei giovani registi italiani, Family Picture, di Daniele Di Nepi e Felice nel box, di Ghila Valabrega.


PROGRAMMA PROIEZIONI E INCONTRI
SABATO 21 NOVEMBRE Inaugurazione - proiezione a inviti
20.00 Zero Motivation di Talya Lavie, Israele, 97’
DOMENICA 22 NOVEMBRE
Sala DELUXE
15.30 Rinascere in Puglia di Yael Katzir, Israele, 55’ - Interviene il produttore
17.00 Zero Motivation di Talya Lavie, Israele, 97’
19.00 The Kindergarten Teacher di Nadav Lapid, Israele, Francia, 120’ - Interviene il regista
21.30 The Farewell Party di Sharon Maymon e Tal Granit, Israele, 90’
Sala KODAK
11.30 Watermarks di Yaron Zilberman, Israele, 90’
14.00 Numbered di Uriel Sinai e Dana Doron, Israele, 55’
19.30 Farewell Herr Schwarz di Yael Reuveny, Israele, 96’
21.45 A Matter of Size di Sharon Maymon e Erez Tadmor, Israele, 90’
LUNEDI 23 NOVEMBRE
Sala DELUXE
17.00 “Lo schermo e la fede” - Incontro con Katia Malatesta – direttore Religion Today Film Festival - e Ori Gruder a seguire
18.00 Sacred Sperm di Ori Gruder, Israele, 59’ - Interviene il regista.
19.30 Hotline Silvina Landsmann, Israele, Francia, 99’
21.30 The Kindergarten Teacher di Nadav Lapid, Israele, Francia, 120’ - Interviene il regista
Sala KODAK
19.30 Rinascere in Puglia di Yael Katzir, Israele, 55’ - Interviene il produttore
21.00 Souvenirs di Shahar Cohen e Halil Efrat, Israele, 75’
MARTEDI 24 NOVEMBRE
Sala DELUXE
17.00 Hotline di Silvina Landsmann, Israele, Francia, 99’
19.00 The Garden of Eden di Ran Tal, Israele, 74’
21.00 Pecore in erba di Alberto Caviglia, Italia, 86’ - Interviene il regista
Sala KODAK
18.00 The Farewell Party di Sharon Maymon e Tal Granit, Israele, 90’
20.00 Sacred Sperm di Ori Gruder, Israele, 59’ - Interviene il regista
21.30 Vice Versa di Amichai Greenberg, Israele 61’
MERCOLEDI 25 NOVEMBRE
Sala DELUXE
19.00 I figli della Shoah di Beppe Tufarulo, Italia, 57’ - Interviene l’autore
20.30 Farewell Herr Schwarz di Yael Reuveny, Israele, 96’
22.15 Kicking out Shoshana di Shay Kanot, Israele, 100’
Sala KODAK
18.00 Numbered di Uriel Sinai & Dana Doron, Israele, 55’
19.30 Vice Versa di Amichai Greenberg, Israele 61’
21.00 Noodle di Ayelet Menahemi, Israele, 90’
GIOVEDI 26 NOVEMBRE
CENTRO EBRAICO ITALIANO – IL PITIGLIANI
20.30 Giovani registi si raccontano
Family Picture di Daniele Di Nepi, Israele, 10’ - Interviene il regista, a seguire
Felice nel Box di Ghila Valabrega, Italia, 24’ - Interviene la regista