Descrizione

Anteprime e Recensioni Cinematografiche, tutto quello che c'è da sapere su Festival Internazionali del Cinema e quanto di nuovo succede intorno alla Settima Arte, a cura di Luigi Noera e la gentile collaborazione di Ugo Baistrocchi, Simona Noera e Marina Pavido.



mercoledì 6 luglio 2016

Il nuovo cinema documentaristico italiano piace all’estero ma non in patria. In attesa della Mostra di Venezia le novità sul cinema presentate alla Berlinale e a Cannes e il fil rouge che unisce questi tre eventi

(Foto per gentile concessione della Berlinale , del Festival di Cannes e della Mostra di Venezia)
Iniziamo dalla Berlinale dove Gianfranco Rosi, unico italiano selezionato, ha conquistato il pubblico e la giuria. Degli oltre cinquanta film visti nei nove giorni di festival, ci soffermiamo sulla Selezione Ufficiale, ma anche su alcuni titoli scelti nelle sezioni collaterali Panorama e Forum nelle quali si trovano outsider per capire meglio lo spirito di questa 66esima edizione.
Passiamo quindi alla classifica dei  lungometraggi provenienti da 21 paesi e le emozioni che ci hanno suscitato soffermandoci sui primi cinque. Innanzitutto Fuocoammare di Gianfranco Rosi - doc Orso d’Oro 2016. Documentarista autore di
una pellicola fuori da ogni schema preordinato che va dritto al cuore dello spettatore. Un urlo per risvegliare le coscienze degli uomini che, come il giovane Samuele, hanno l’occhio “pigro”. L’empatia del medico condotto di Lampedusa Dott. Bartolo verso i migranti da soccorrere è commovente. A seguire Smrt u Sarajevu di Danis Tanović - Orso d’Argento Gran Premio della Giuria. Non poteva essere altrimenti. Il tema è quello della memoria di quanto successo a Sarajevo il secolo scorso. Ma anche della fratellanza fra popoli che coabitano che viene calpestata in nome delle diversità religiose nei secoli. La narrazione inusuale e audace intreccia abilmente la vita degli ospiti e degli impiegati di un grande albergo con un ritmo crescente. Speriamo di vederlo nelle sale italiane. Secondo noi doveva seguire poi Chang Jiang Tu (Crosscurrent) di Yang Chao - Orso d’Argento per il contributo artistico nella fotografia. Un viaggio sull’amore platonico tra i flutti del fiume cinese che sfocia a Shangaj. Oltre la fotografia è considerevole l’interpretazione della giovane amata alla quale poteva essere attribuito l’Orso d’Argento. Invece il premio è andato all’interprete di Kollektivet di Thomas Vinterberg - Orso d’Argento migliore attrice. Storia autobiografica, ma confusa su una Comune degli anni ’70 e le conseguenze sui suoi componenti. Audace anche Soy Nero di Rafi Pitts. Storia di emigrazione ambientata nel Continente americano per scappare dalla povertà assoluta del Messico. Peccato che il film è stato escluso dai premiati perché lo script poteva aspirare ad un riconoscimento. Come pure Quand on a 17 ans di André Téchiné, è rimasto escluso inspiegabilmente dai premi, anche da quelli delle Giurie Indipendenti. I giovani protagonisti Thomas e Damian consegnano allo spettatore un punto di vista che spesso gli adulti faticano a comprendere. Segue poi il film premiato Inhebbek Hedi di Mohamed Ben Attia - Orso d’Argento migliore attore e Premio migliore Opera Prima. Se l’interpretazione del giovane protagonista del promettente Majd Mastoura (Bidoun 2 di JlaniSadi) è convincente, al contrario l’altalenante andamento della storia lo è meno con un finale scontato. Quindi l’assegnazione del Premio Opera prima risulta controversa. Infine nei primi inseriamo e fra i film fuori concorso Saint Amour di Benoît Delépine e Gustave Kervern- Una coppia affiatatissima e datata (Gérard Depardieu & Benoit Poelvoorde) insieme a due giovani speranze del cinema francese (Vincet Lacoste & Celine Sallette) fanno la differenza. Infatti, dietro lo spirito leggero della commedia si celano i temi universali sull’amore. Citiamo pure fuori concorso il Film controverso d’apertura Hail, Caesar! di Joel and Ethan Coen - Narrazione scanzonata e dorata degli Studios anni ’50 e non poteva essere altrimenti. I Fratelli Coen possono permettersi anche queste disgressioni controcorrente. Invece ha deluso Where To Invade Next di Michael Moore – doc. Ritmo fluente ma con punti di vista discutibili. Il regista è un dispensatore di sequenze ben dosate, ma sarà tutto vero quello che ci racconta, o piuttosto si tratta di una operazione commerciale?
Passiamo quindi ai lungometraggi presentati nelle sezioni Panorama, Forum, PDK e Sezioni autonome Generation che hanno vinto e alla nostra classifica di quelli visti tra gli oltre 100 lungometraggi di cui 88 di genere e 19 doc e le emozioni che ci hanno suscitato. Non abbiamo esattamente colto nel segno, ma siamo andati vicini. Infatti quattro dei venticinque film visti sono stati scelti dalle Giurie dei Premi collaterali. In particolare la classifica dei primi 5 film visti nella sezione Panorama vede al primo posto Les Premiers, les Derniers di Bouli Lanners - Premio della Giuria Ecumenicale e Premio LABEL EUROPA CINEMAS con uno strepitoso Michael Lonsdale. Al secondo posto l’attualissimo tema proposto da La Route d'Istanbul di Rachid Bouchareb sul richiamo jadista su giovani europei disadattati. Segue Mãe só há uma (Don’t Call me Son) di Anna Muylaert - Premio dei lettori della Rivista MÄNNER thriller ben confezionato, ed infine Nunca vas a estar solo (You'll Never Be Alone) di Alex Anwandter seguito dal fantasioso El rey del once di Daniel Burman. Nella classifica dei film visti nella sezione Panorama Dokumente lo struggente Wu Tu (My Land) di Fan Jian - Cina (Talents) merita il podio seguito dal riuscito Hotel Dallas di Livia Ungur, Sherng-Lee Huang. Mentre il Premio del Pubblico è andato a Who’s Gonna Love Me Now? di Tomer Heymann, Barak Heymann, Alexander Bodin Saphi. Nella classifica dei film visti nella sezione Forum al primo posto Homo sapiens di Nikolaus Geyrhalter, con una fotografia strepitosa, seguito da Tempestad di Tatiana Huezo menzione speciale per il Premio CALIGARI FILM seguito da un thriller dai risvolti sociali Maquinaria Panamericana di Joaquín del Paso (presentato tra i Talents) e dal film ceco Nikdy nejsme sami (We Are Never Alone) di Petr Vaclav premiato dai lettori della Rivista Tagesspiegel. Infine il doc P.S. Jerusalem di Danae Elon. Storia della attuale diaspora israelitica. Inoltre abbiamo recuperato El Abrazo del Serpiente di Ciro Guerra presentato tra gli eventi di NATIVe. Un racconto profondamente emozionale sul risveglio dello sciamano più potente del colombiana Amazzonia. Passato, presente e futuro si intrecciano in un viaggio con uno scienziato occidentale per trovare una pianta sacra che fornisce sia la guarigione fisica e spirituale.

Passiamo a Cannes dove l’anno scorso i cineasti italiani (e che cineasti) avevano raccolto le briciole, mentre quest’anno l’Italia è rimasta a bocca asciutta. Sebbene il pubblico di Cannes abbia apprezzato sia Fai Bei Sogni di Marco Bellocchio che Fiore di Claudio Giovannesi, il divario con le altre pellicole in concorso ha fatto la differenza. La giuria di Cannes, presieduta da George Miller, oltre a premiare le quote e star collaudate, ha omaggiato la Francia rappresentata da Oliver Assays. Avendo visto tutti i film in competizione, ad eccezione del film di Alain Guiraudie, la nostra classifica dei primi cinque film in concorso e fuori concorso vede al primo posto la coraggiosa denuncia della corruzione nelle filippine con Ma’ Rosa di Brillante Mendoza - Premio migliore attrice a Jaclyn JOSE, seguito dall’enfante prodige Xavier Dolan che con il suo It’s Only the End of the World ha conquistato il Gran Premio della Giuria e il Premio della Giuria Ecumenicale ex-equo con Andrea Arnold e Ken Loach . Segue American Honey di Andrea Arnold Premio della Giuria e Premio della Giuria Ecumenicale ex-equo con Xavier Dolan e Ken Loach. Lapeace teatrale The Salesman di Asghar Farhadi che meritava di più del Premio migliore sceneggiatura e Premio miglior attore a Shahab Hosseini. A Ma Loute di Bruno Dumont invece non è andato alcun premio; si tratta di un horror poliziesco grottesco dove spicca l’interpretazione notevole di Valeria Bruni Tedeschi. La giuria ha premiato poi I, Daniel Blake dell’ottantenne Ken Loach con la Palma d'oro e il Premio della Giuria Ecumenicale ex-equo con Xavier Dolan e Andrea Arnold, Bacalaureat di Cristian Mungiu per la migliore regia ex-aequo con Olivier Assayas per Personal Shopper e Toni Erdmann di Maren Ade, Premio della Giuria FIPRESCI. Vogliamo infine citare The Last Face di Sean Penn che resta in assoluto il più brutto film! Fuori concorso segnaliamo il poetico Le Cancre di Paul Vecchiali e il doc Gimme Danger di Jim Jarmusch. Per quanto riguarda la selezione a latere Un Certain Regard, la cui giuria era presieduta dall’attrice svizzera Marthe Keller, riportiamo la cinquina più bella con in testa La Tortue Rogue di Michael Dudok de Wit - Premio Speciale Un Certain Regard seguito da Fuchi Ni Tatsu di Kôji Fukada - Premio della Giuria e After the Storm di Kore-eda Hirokazu. Meritevole anche Me’Ever Laharim Vehagvoat di Eran Kolirin eVaroonegi dell’iraniano Behnam Behzadi. Ricordiamo gli altri premi della sezione collaterale che sono invece andati a Il giorno più bello nella vita di Olli Mäkidi di Juho Kuosmanen - Premio Un Certain Regard, Premio per la miglior regia a Matt Ross per CAPITAN FANTASTIC e a Voir du Pays di Delphine e Muriel Coulin - Premio per la migliore sceneggiatura. Nella medesima sezione era pure presente il film italiano Pericle Il Nero di Stefano Mordini con un appaluditissimo Scamarcio. Inoltre la Camera d’Oro alla migliore opera prima è andata a Divines di Houda Benyamina presentato alle Quinzaine des Realisateurs. Dei film visti delle sezioni autonome Quinzaine e Semaine de la Critique rispettivamente Diamond Island (Davy Chou) è stato premiato. Mentre segnaliamo per la Quinzaine Tour de France di Rachid Djaïdani che completa la trilogia di Depardieu attore e la perdita del figlio. Pochi ne parlano ma, accanto al Festival di Cannes, nella vicinissima Chiesa di Notre Dame de Bon Voyage si svolge un Festival piccolino e nello stesso tempo grande Il Festival Sacro della Bellezza, arrivato alla terza edizione. Quest’anno l’amatissimo attore Michael Lonsdale, ci ha commosso con la sua interpretazione della Via Crucis. Con questa menzione vogliamo ringraziarlo. Quel che resta dei due Festival europei di Berlino e Cannes è però il Fil Rouge che li lega a Venezia ovvero l’omaggio agli Studios. Infatti se Berlino è stato inaugurato da Hail Caesar! e Cannes da Cafè Society a Venezia verrà presentato il musical hollywoodiano La Land di Damien Chazelle autore del premio Oscar Whiplash.

Nessun commento:

Posta un commento